Il Giacimento della Pereta viene sfruttato per l’estrazione di Antimonio, e di molti altri Minerali e Rocce, da almeno 2500 anni.
Il Giacimento della Pereta
Questo Giacimento si trova alla distanza di circa tre chilometri ad est del villaggio di Pereta, nei monti di Scansano. Nei dintorni di esso dominano le Rocce Sedimentarie Eoceniche, costituite in parte da arenarie, in parte da Calcari e Scisti Argillosi. Il Giacimento e’ racchiuso per intero in questa formazione calcareo – argillosa e sembra prolungarsi a sud anche fra le Rocce del Miocene in prosgsimità delle arenarie ed è scoperto e continuo per la lunghezza d’oltre 300 metri.
La sua direzione è da nord a sud ed il suo spessore varia da cinque a quindici metri. Esso è costituito da una massa di Quarzo Bianco Brecciforme o concrezionato in cui sta racchiuso il Minerale d’Antimonio (stibina) in Geodi o in vene nelle fratture della Roccia.
Spesso forma in essa delle tasche di grandezza variabile, alcune delle quali dettero fino a quaranta tonnellate di Minerale utile.
Prolungata verso sud la linea che segna la direzione del Filone Antimoniferi delle Zolfiere essa incontra a due chilometri di distanza la località di Cerreto Piano sulla si trova un Giacimento Cinabrifero scoperto agli inizi del secolo (nel 1908 iniziarono i primi lavori di sfruttamento). Esso è costituito da globuli concrezionati, vene e impregnazioni dentro le Sabbie Gialle del Pliocene ed in una Arenaria Grigia, grossolana, glauconifera sottostante, forse riferibile al Miocene superiore. La Mineralizzazione interezssa anche i Calcari Eocenici che stanno al di sotto in strati molto inclinati.
L’Ambiente Geologico della Pereta
Il quadro generale é quello della Pereta Toscana Marittima: si tratta di una area collinare e montuosa, costituita da sedimenti che vanno dal Perno-carbonifero al quaternario ( Pereta Grosseto ). Il complesso litostratigrafico inferiore è costituito dalle Rocce Clastiche ed in gran parte continentali del Verrucano (trias medio-superiore), cui sovrasta un complesso evaporitico Norico-Retico al quale continueremo ad applicare la definizione classica di “calcare cavernoso“. Laddove la serie e’ completa, seguono in continuità i termini della serie mesozoica Toscana, fino a comprendere la Scaglia Toscana (in parte Cretacico Superiore), le Brecce Nummulitiche ed il macigno (Eocenico-Oligocenici).
Nella maggior parte della Toscana Marittima mancano invece i termini compresi fra le evaporiti ed il macigno. Tali lacune si interpretano come dovute a scollamento tettonico e successiva asportazione delle Brecciole Nummulitiche e della scaglia (quest’ultima in particolare è molto atta a funzionare come lubrificante tettonico). Ciò è appunto quanto si è verificato nella zona che ci interessa, in cui è presente solo una serie lacunosa (serie ridotta), che prevede tuttavia la contemporanea sostituzione di questi termini da parte di falde alloctone liguri. Al di sopra di queste ultime (differenziabili in varie unità), ha avuto luogo un nuovo periodo di sedimentazione clastica che, in questa zona, ha inizio col Miocene superiore e comprende episodi salmastri, sia marini che continentali.
Vediamo brevemente, uno per uno, i caratteri di questi termini stratigrafici, cominciando da quelli inferiori, e quindi più antichi.
Verrucano
Il Verrucano è costituito da un complesso di Filladi Quarzifere e Quarziti Verdi (complesso scistoso filladico del verrucano).
Complesso evaporitico
(formazione evaporitica di Burano) o Calcare Cavernoso e essi.
E’ costituito da Calcari Dolomitici grigi e grigio scuri, brecciati e vacuolari, da brecce a Calcari dolomitici, da calcari a “cellette” e da “cenerone” (minuta sabbia dolomitica, formatasi in seguito alla completa dissoluzione della frazione calcitica dei termini precedenti).
Subordinatamente, all’interno di essi, è relativamente frequente riscontrare masse anche considerevoli di Gesso Saccaroide. Il Calcare Cavernoso, appunto, è la sede preferita delle maggiori manifestazioni metallifere: i fenomeni che hanno dato origine a tali mineralizzazioni hanno localmente la roccia originaria, per lo più sotto forma di vistosi fenomeni di silicizzazione (fino a Quarzite vera e propria), ma anche fino al completo disfacimento di essa (cenerone). La Mineralizzazione, ad ogni buon conto è sempre localizzata alla parte stratigraficamente più alta del Calcare Cavernoso, laddove esso è a contatto con le falde argillose liguri di natura alloctona, oppure qua e là col macigno.
Terreni di Facies Ligure
In questa serie di terreni possiamo descrivere dal basso verso l’alto i seguenti:
- La formazione argilloso-calcarea di Santa Fiora, costituita da argille fissili e calcari – arenaria di tipo “pietraforte”, che sono formazioni quasi esclusivamente di Rocce Arenacee;
- Depositi Neocenici.
Questi depositi ricoprono le formazioni alloctone Liguri e risultano costituiti da vari tipi di terreni, di età compresa fra il Miocene inferiore ed il Pliocene superiore. Sono formazioni nettamente distinguibili per i diversi litotipi rappresentati: un primo ciclo (arenaria a scutella), che avrebbe subito un certo trasporto dopo la deposizione sui complessi Liguri, per cui è da considerarsi come semialloctono; un secondo ciclo (Miocene superiore e Pliocene inferiore), conglomeratico-argilloso, rappresenta il primo episodio sedimentario post-orogenico, cioè il primo episodio neoautoctono. Un terzo episodio, conglomeratico e probabilmente continentale è dubitativamente ascritto al Pliocene Superiore.
Le varie Mineralizzazioni
E’ fondamentale registrare che la Mineralizzazione ad Antimonite è riscontrabile presso il contatto fra il Calcare Cavernoso e la formazione alloctona più o meno impermeabile, di solito prevalentemente argillosa.
Il calcare cavernoso, che deriva dalle Evaporiti Triassiche per brecciazione ed asportazione della parte solfatica, ospita per uno spessore fino a parecchi metri la mineralizzazione di cui sopra, mentre la stessa può sfumare per qualche decimetro anche nella formazione soprastante. Il Minerale è più o meno fresco laddove la coltre soprastante è praticamente impermeabile, mentre è profondamente alterato in caso contrario; è comunque documentata l’importanza delle acque riducenti, filtrate dalla profondità, per Preservare il Minerale dalla ossidazione.
Sono frequenti i Fenomeni di Silicizzazione che hanno sostituito notevoli volumi di Roccia Calcarea e fenomeni di scarsa silicizzazione che hanno comportato l’alterazione del calcare fino a disfacimento (cenerone): in ambedue gli ambienti, l’Antimonite è reperibile in aghi ed intrecci di aghi; è molto frequente inoltre la valentinite, evidentemente secondaria, che incrosta molto spesso i minerali.
Va ricordato, come constatazione di estrema importanza per comprendere la Genesi delle Mineralizzazioni, che nella zona sono presenti e frequenti delle sorgenti bicarbonatiche-solfatico-alcalino-terrose, spesso termali, collegate con banchi di Travertino.
Insieme all’Antimonite, nella nostra zona di ricerca, sono presenti Zolfo, Cinabro e Marcasite come Minerali Primari; come Minerali di Ganga sono presenti il Quarzo (molto abbondante anche in bei Cristalli), Calcite, Barite e Fluorite.
Origine ed età del giacimento
Il carattere di questo Giacimento, così come quello degli altri Giacimenti Toscani di Antimonio e Cinabro, è tipicamente idrotermale, anzi, più precisamente, epitermale (il che non significa però, necessariamente, magmatico idrotermale). Sembra anzi dimostrato a sufficienza che gli ioni metallici delle soluzioni mineralizzanti non abbiano provenienza magmatica ma siano bensì stati lisciviati per opera di acque termali dalle Rocce nelle quali tali acque circolavano.
Per quanto riguarda la temperatura di formazione dei giacimenti, l’associazione fra Antimonite e Quarzo è talmente stretta, in questa zona, da indurre a considerare l’ipotesi di una formazione contemporanea, per cui essendo sui 200c° la temperatura dimostrata per la genesi del quarzo, anche quella della formazione della antimonite sarebbe stata la stessa. Se si considera poi la composizione isotopa dell’Acido Solfidrico e dei Solfuri (cinabro, antimonite, solfuro di ferro) è stata trovata variabile in limiti molto ristretti, sia per i Minerali che per i gas, sembra logico concludere per una origine comune di tutti i minerali della zona.
Tale uniformità di genesi, per di più, andrebbe d’accordo con un’origine fumarolica che non è tuttavia facilmente avvallabile con l’Ambiente Geologico, al contrario di quanto avviene nel Lazio, infatti in tutta la toscana meridionale manca un vulcanismo recente di età confrontabile.
E’ tuttavia rimarchevole che i Giacimenti di Cinabro e di Antimonite compaiano nelle medesime zone e talora siano addirittura in contatto (come accade nel caso di Pereta, Micciano, Cetine, Pescia,…) anche se è altrettanto importante notare che tali minerali non sono mai presenti insieme alle stesse concentrazioni, prevalendo invece sempre uno sull’altro, a seconda della zona.
Da queste considerazioni si potrebbe dedurre che la separazione dei due Tipi di Mineralizzazione deve avere cause fisico-chimiche:
gli studi condotti da Roeder sulle inclusioni fluide dei Quarzi di Pereta, dimostrerebbero che tale Giacimento si sarebbe formato a profondità non inferiore ai 200 metri a meno che non si supponesse l’assenza di una comunicazione idrogeologica, aperta con la superficie.
L’età quaternaria dei Giacimenti di Cinabro e di Antimonio, troppo giovane per ammettere un notevole scoperchiamento erosivo, contrasta però con tale notevole profondità di Genesi del Giacimento. Ecco infine profilarsi, quindi, la possibilità che la separazione delle due Mineralizzazioni (a meno che non la si voglia attribuire esclusivamente a differenze di temperature) sia dovuta a differenti condizioni di pressione od anche, nel caso del Cinabro, ad eccesso di ossigeno dall’atmosfera o disciolto nelle acque freatiche.
L’età di formazione di questo Giacimento comunque è da stabilire concordemente in età pliocenico-quaternaria, così come, del resto, la stessa affermazione è da farsi nei riguardi di tutti i Giacimenti Cinabrifero-Antimoniferi della Toscana.
Cenni storici
Il Giacimento delle “Zolfiere” vanta un illustre passato di sfruttamento minerario, quantunque l’attività estrattiva, per i motivi più svariati, sia sempre stata frammentaria e saltuaria.
Secondo quanto scrive Lilio Niccolai, i Giacimenti di Zolfo ed Antimonio delle Zolfiere risultano coltivati fin dall’epoca degli Etruschi, e cioè intorno al 5° secolo prima di Cristo. E’ comunque accertato un intervento Romano in questo senso, nel corso della guerra contro Pirro (vittoria romana sui Volcenti), indi in epoca Augustea; i lavori furono successivamente ripresi ai tempi delle contee (Contea Aldobrandesca, 1274; Contea Sforzesca,1450), continuati dai granduchi di Lorena (1735) proseguiti intensivamente e razionalizzati in epoca Napoleonica (1816), perfezionati dal granduca Leopoldo 2° (1824) e conclusi nel 1942 dal punto di vista dello sfruttamento in galleria.
Il decesso di un numero abbastanza considerevole di operai (c’è chi dice sei altri dicono 44 in sei mesi) dovuto alle esalazioni venefiche di gas indusse a tale provvedimento “scoperchiando” dall’esterno una parte del Giacimento. Le ricerche furono riprese successivamente nel 1965 ed infine interrotte definitivamente nel 1971, allorchè anche la Miniera di Cerreto Piano (sfruttata per il Cinabro) che distava circa 3 chilometri in linea d’aria dalle zolfiere, cessò a sua volta l’attività.
Nel corso dei secoli passati, lo sfruttamento era per lo più condotto con la tecnica dei “grandi vuoti” a livelli variabili da 20 a 100 metri di profondità. Se esistesse una rappresentazione completa dello Spaccato del Giacimento, lo stesso sarebbe qua e la caratterizzato da un intrico a vari livelli di gallerie, pozzi e caverne.
Anche all’esterno è tuttora possibile documentare che il dolce pendio collinare è in più punti interrotto da avvallamenti del terreno che testimoniano il crollo degli strati superficiali che sono andati a colmare le cavità delle caverne scavate ai livelli più alti.
In una di queste caverne trovata invece intatta a maggiore profondità è stato segnalato l’importante reperto di “utensili rudimentali, quali ruote da carriole costruite con tavoloni di squarto, non cerchiate, con foro di sezione quadrata al centro e assale di legno, del quale gli elementi come gambe e capucce, erano collegati fra loro con incastri maschio-femmina. In nessuno di questi reperti esistevano tracce di chiodi, di segature, di fori eseguiti con punte ruotanti. Tutto il necessario era lavorato esclusivamente con utensili da taglio e le connessioni dei vari pezzi eseguite a mezzo di incastri trattenuti con fermi di legno.
E’ da condursi alla passata insalubrità della zona (attività addirittura preclusa da Luglio ad ottobre) ed ai ripetuti incidenti in galleria (per lo più da ascrivere al ristagno dei due gas più pesanti dell’aria, l’anidride carbonica e l’anidride solforosa), la constatazione di un pesante condizionamento della attività estrattiva, sulla cui resa non sono mai stati forniti dati certi.
Cito tuttavia alcuni dati che riguardano una sezione di questo Giacimento:
- cavità tappezzata da cristalli di 2 quintali;
- la stibina forma, nella massa quarzosa, delle vasche più o meno considerevoli;
- alcune, piccolissime, non meritano di essere vuotate, da altre si estraggono fino a 2-4 Quintali di Minerale.
L’Ingegnere Giuseppe Ciampoli, già direttore della Miniera di Cerreto Piano, ha scritto…
“…non ci sentiamo di convalidare l’asserzione che riguarda i Cristalli da 2 quintali, se non interpretandola come associazione di cristalli. Nel 1939, tuttavia, fu scoperta una Geode completamente tappezzata da Cristalli, bellissimi, in massima parte lunghi una trentina di centimetri e dello spessore di tre centimetri ed oltre, nella quale prendevano comodamente posto quattro persone: Geode che tutti coloro che a quell’epoca partecipavano al lavoro ricordano benissimo”.
Non credo che siano necessari ulteriori commenti a queste notizie, concluso con un’altro passo della relazione dell’Ing. Ciampoli …
“… i lavori compiuti in diverse epoche su questo giacimento hanno appena intaccato la sua integrità… per cui ci auguriamo che la zona susciti l’interesse di qualche grande azienda mineraria che, con mezzi idonei, completi una ricerca che si presenta quanto mai promettente ed interessante…”
Itinerario e descrizione della zona
Il Giacimento della Pereta, per quanto riguarda almeno la sua parte conosciuta, si estende per circa 1 chilometro con andamento nord-sud e per 500 metri lateralmente, mentre la sua parte già coltivata è da calcolare sui 100 metri in senso laterale e non per tutta la sua estensione. Per comodità pratica di ricerca, anche dal punto di vista dello Sfruttamento Minerario, il Giacimento è da immaginare diviso in tre zone.Zona nord: già intensamente sfruttata per l’Estrazione di Zolfo e Cinabro, risulta appunto ricca di questi minerali, ma molto povera in antimonite. Tale zona è attualmente e pressocché completamente occupata da una immensa quantità di materiale di scarto e di cappellaccio proveniente dalle altre due zone. Questa discarica è degna di considerazione da parte dei ricercatori, dove sono possibili interessanti ritrovamenti.
Zona centrale: è situata a circa 300 metri dall’inizio del saggio minerari a cielo aperto in cui risultano abbondanti Cristallini di Zolfo ed il Quarzo, frequente è la Marcasite Alterata, raro il Cinabro e scarsa la Antimonite.”
Zona sud: è situata a circa 200 metri dalla precedente zona ed è rappresentata da un grande Saggio Minerario a cielo aperto, compiuto sui pozzi della vecchia Miniera di Pereta, dove sono ancora visibili alcuni pozzi e gallerie. In questa zona molto abbondanti sono i cristalli dell’antimonite ed i minerali di alterazione, abbondante è il Quarzo, scarso lo Zolfo ed eccezionale e’ il cinabro.
Minerali delle Zolfiere di Pereta
Vi proponiamo una descrizione dei Minerali rinvenuti nell’area mineralizzata delle Zolfiere di Pereta.
Halotrichite
L’Halotrichite, è un solfato idrato di Ferro ed Alluminio. Si presente in incrostazioni bianche su Antimonite oppure è osservabile in soffici ciuffetti di Cristalli Setosi dalle dimensioni variabili tra 0,2 a 10 millimetri. L’Halotrichite risulta solubile in acqua ed all’aria si disidrata, ed è considerato un Minerale abbastanza frequente.
Antimonite
L’Antimonite, è il Minerale che veniva sfruttato nei lavori minerari. Nel secolo scorso furono rinvenuti campioni con Cristalli dalle dimensioni eccezionali di 70 cm. Alcuni esemplari sono conservati presso il Museo dell’università di Roma ed in quello dell’università di Firenze. Attualmente possono essere rinvenuti begli esemplari di Cristalli Lucidi all’interno delle Geodi dei blocchi di verrucano silicizzato. Generalmente i Cristalli hanno dimensioni da alcuni millimetri fino a 4-5 millimetri. I Cristalli Maggiori possono essere irregolarmente terminati e talora parzialmente cavi, mentre i campioni più belli si rinvengono nelle Geodi delle Quarziti.
Barite
La Barite, questo solfato di Bario si osserva raramente in piccoli Cristalli Tabulari di abito rombico, bianchi e talora ricoperte da una patina di alterazione rossastra per ossidazione di Idrossidi di Antimonio.
Cervantite
Cervantite e la Stibiconite sono due Ossidi di Antimonio che sono stati trovati soprattutto nella zona superiore del Giacimento Antimonifero delle Zolfiere. Si sono osservate in patine o incrostazioni anche di alcuni millimetri di spessore di colore giallo vivo o bruno su Cristalli di Antimonite oppure nelle matrici ossidanti. I due Minerali sono indistinguibili senza esami specifici.
Coquimbite
La Coquimbite é un Minerale identificato soltanto nel 1994. Si osserva in Cristalli Globulari Biancastri o Madreperlacei, abbastanza brillanti in paragenesi con Antimonite, Cristalli di Zolfo e molto raramente con Coquandite e Gearsukite.
Coquandite
Coquandite, come il precedente anche questo è un Minerale identificato soltanto nel 1994. Si tratta di Cristalli Biancastri sotto forma di Cristalli Globulari di colore bianco opaco in paragenesi con Antimonite, Halotrichite e piu’ raramente con Coquimbite e Zolfo.
Cinabro
Il Cinabro, questo solfuro di Mercurio si è estratto per molto tempo nella vicina Miniera di Cerreto Piano che dista circa due chilometri dalle Zolfiere. Nelle Zolfiere molto scarsi sono stati ritrovamenti di questo Minerale e di solito nella zona delle lavorazioni più superficiale e nei Filoni nord. Si rinveniva in ammassi di colore rosso mattone compatti e granulari.
Fluellite
La Fluellite, raro fosfato basico idrato di Alluminio, cristallizza nel sistema rombico, classe bipiramidale sotto forma di minuscoli Cristalli Bianchi Lucenti, giallognoli o più raramente incolori. L’aspetto della Fluellite di Pereta è quello classico di una polvere bianca microcristallina. Le caratteristiche che diversificano questo ritrovamento dagli altri sinora conosciuti (Stenna Gwyn in Cornovaglia e Hoiendorf presso Marienberg) sono il fatto che questi fosfati si trovano disseminati nelle cavità di un Calcare Cavernoso fortemente silicizzato.
Fluorite
La Fluorite, è un Minerale non troppo frequente, anche se all’interno di alcuni particolari blocchi è abbondantissima. Si presenta in Cristalli Cubici, talora ottaedrici, oppure complessi con il cubo dominante.
Di solito si osservano incolori brillanti, opachi dalle dimensioni anche di 2 cm di spigolo, con Quarzo, Gesso, ed Antimonite. Nell’estate del 1994 abbiamo rinvenuto un eccezionale blocco con Cristalli Cubici di Fluorite dalle dimensioni di circa 2 cm di spigolo di colore verde.
Gesso
Il Gesso, è un solfato idrato di calcio abbastanza comune in alcuni blocchi rinvenibili nella vecchia discarica della Miniera dove furono ammucchiati gran parte dei blocchi provenienti dal cappellaccio delle lavorazioni recenti (1977-1980), e parte dei blocchi provenienti da alcuni scavi delle Vecchie “Zolfiere”. Si rinvengono Cristalli Prismatici tozzi o aciculari incolori dalle dimensioni massime fino ad alcuni centimetri nelle Geodi dei Blocchi Quarzosi.
Gearsukite
La Gearsukite, è un Minerale che è stato determinato soltanto nel 1994, si tratta di Cristalli Globulari di colore bianco opaco abbastanza piccoli, di solito formanti straterelli sulle facce dei Cristalli di Antimonite.
Goethite
Goethite, un Idrossido di Ferro piuttosto raro che si presenta in piccole concrezioni globulari iridescenti dalle dimensioni di alcuni millimetri in paragenesi con Quarzo, Metastibnite e Valentinite.
Kermesite
La Kermesite, o Metasibnite), è un Ossisolfuro di Antimonio abbastanza raro in natura. La Chermesite di Pereta pare che non sia altro che Metastibnite. Si presenta in incrostazioni di colore rosso vivo in paragenesi con Antimonite, Quarzo, Valentinite e Solfo. Le analisi effettuate negli ultimi anni non hanno mai mostrato la presenza della Chermesite.
Klebelsbergite
La Klebelsbergite, ovvero Solfato Basico di Antimonio, è uno tra i Minerali più Belli che si possano rinvenire nelle discariche della Miniera delle Zolfiere di Pereta, ed insieme alla Peretaite è certamente il Minerale più Ricercato. E’ conosciuto altrove soltanto in Romania, nella Miniera Baia Sprie (ex Felsobanya). Si rinviene in Cristalli Prismatici Appiattiti ed Allungati secondo 100, striati verticalmente, trasparenti e dal colore da assente al giallo o più raramente rosso.
Le Dimensioni dei Cristalli possono variare da alcuni decimi di millimetri fino ad oltre un centimetro. Si è notato il Cristallo Klebelsbergite in aggregati dall’aspetto aciculare piuttosto allungati, di aspetto sericeo. All’esame microscopico con forti ingrandimenti rivela comunque la sua caratteristica morfologia. In questo Giacimento è piuttosto frequente e in particolare si osserva in paragenesi con Antimonite, Peretaite, Solfo e raramente con probabile Mopungite. Nell’estate del 1994, dentro una venatura di un Blocco Quarzoso, si sono rinvenuti alcuni campioni di Cristalli di Klebelsbergite con un eccezionale colore rosso arancione di alcuni millimetri di grandezza, molto brillanti in paragenesi con Quarzo e probabili Cristalli di Realgar.
Marcasite
Marcasite, questo solfuro di Ferro era abbastanza frequente in alcune zone delle vecchie gallerie nord della Miniera delle Zolfiere; oggi è rinvenibile in Cristallini Microscopici di alcuni millimetri di dimensioni o in aggregati mammellonari dalle dimensioni massime di 5 millimetri in paragenesi con Quarzo, Solfo ed Antimonite.
Minyuilite
La Minyuilite è un raro fosfato basico idrato di potassio ed Alluminio; cristallizza nel sistema rombico, classe bipiramidale in formazioni biancastre a struttura fibroso raggiata.
A Pereta la Minyuilite si rinviene in aggregati cristallini di alcuni millimetri di grandezza riuniti a formare delle masserelle globulari che al massimo possono raggiungere i 10 millimetri di grandezza di colore verde mela. Il Minerale si rinviene spesso in paragenesi con Stibina, una paragenesi del tutto poco usuale. Essa presenta un arrotondamento delle parti distali degli spigoli e degli Apici dei Cristalli, ben osservabile al microscopio elettronico, forse dovuto ad un processo di dissoluzione selettiva.
Peretaite
La Peretaite, un interessante Minerale, è un solfato idrato di calcio ed Antimonio, è un Minerale determinato soltanto nel 1980 anche se era stato osservato fin dai primi lavori recenti delle Miniere delle Zolfiere. E’ stato studiato presso l’Università di Firenze (Sabelli, Menghetti).
Il Minerale si può rinvenire in aggregati sferici di circa 4-5 millimetri composti da un insieme di Cristalli Lamellari sottilissimi disposti a rosetta. Si osserva inoltre in Cristalli Prismatici isolati o in plurime associazioni, appiattite si 100, da lamellari sottili fino ad individui piuttosto spessi per geminazione parallela. Le facce sono lisce e la terminazione può essere “appuntita” oppure troncata; negli individui più spessi sono evidenti numerose faccette, di solito incolori e trasparenti.
In alcuni casi sono osservabili Cristalli di colore rossastro per inclusioni derivate da idrossidi di Antimonio. Si rinvengono Cristalli dalle dimensioni mediamente intorno ai 3-5 millimetri e solo eccezionalmente raggiungono e superano il centimetro. Si rinviene in paragenesi con klebelsergite, Solfo e Antimonite.
Pirite
Pirite, questo solfuro di Ferro è poco comune osservarlo in Cristalli significativi. Si rinviene frequentemente in nuclei o masserelle incluse nei Blocchi Mineralizzati Quarzosi oppure in Cristalli Globulari Stalattitiche di colore bruno, talora iridescenti per ossidazioni superficiali. Tale varietà viene denominata “Melnikovite” e le dimensioni dei Cristalli in questioni possono superare anche il centimetro.
Quarzo
Il Quarzo, un biossido di Silicio è il Minerale forse più comune ed abbondante rinvenibile in tutta l’area interessata alle lavorazioni vecchie e nuove delle Zolfiere di Pereta. E’ reperibile in Cristalli ben formati dalle dimensioni anche maggiori di 5 centimetri, di solito lattei ed in paragenesi con Valentinite, Solfo, Antimonite e Gesso. Di solito i Cristalli hanno la caratteristica di rastremarsi verso l’estremità distale fino a terminare con una piramide trigonale.
Senarmontite
La Senarmontite è la fase cubica dell’Ossido di Antimonio ed è alquanto poco comune e di difficile individuazione, date le piccole dimensioni e la trasparenza dei suoi Cristalli. Si osserva in Cristalli Ottaedrici spesso concresciuti in associazioni parallele, da incolore a bruno chiaro fino al rosso sangue con lucentezza Adamantina. Si trova preferibilmente impiantata su Antimonite o frammista alle incrostazioni bianche terrose di Valentinite nei blocchi ricchi di Quarzo. Le Dimensioni dei Cristalli mediamente possono essere di 1-2 millimetri e solo eccezionalmente possono essere di dimensioni maggiori, fino ai 10 millimetri.
Solfo
Solfo o Zolfo, è l’unico elemento nativo presente nell’Area Mineralizzata delle Zolfiere di Pereta. Era molto comune, spesso ben cristallizzato in individui di notevole effetto estetico e dalle dimensioni anche di 1-2 centimetri. I migliori campioni si sono rinvenuti negli strati alloctoni soprastanti il cavernoso oppure ad incrostare il “macigno”. E’ tuttavia tuttora abbondante in piccoli e Limpidi Cristalli anche sull’Antimonite, sul Quarzo e, sebbene più raramente, anche sulla Valentinite Rosa.
Valentinite
La Valentinite, è la fase rombica dell’Ossido di Antimonio; è abbondante in incrostazioni e pseudomorfosi rossastre (raramente bianche) su antimonite e quarzo. Molto belli e caratteristici di questo giacimento sono i grossi Cristalli di Antimonite completamente ricoperti da Valentinite Rossa.
Il Minerale è stato osservato anche in interessanti paragenesi con Senarmontite e Quarzo. Questi Cristalli si presentano isolati in forma tabulare con numerose e complesse faccette ai bordi, alcune lisce ed altre striate, oppure in Aggregati di Cristalli compenetrati di forma allungata, con facce curve e terminazioni appuntite, striati sulle facce più sviluppate, di colore bianco giallastro con lucentezza adamantina, perlacea sulla frattura. Le dimensioni possono variare da qualche decimo di millimetri fino ai 3-5 millimetri.
Sono in fase di determinazione altre specie mineralogiche rinvenute recentemente nelle discariche. Tale lavoro verrà perciò aggiornato alla ricezione di questi dati.